Fra San Michele Tiorre e San Donnino: c’è trail e trail…domenica 21 dicembre 201438° Campaz Mudnes
Sono stato indeciso su quale gara scegliere oggi, tra gli opposti consigli di Italo e Giangi e le meditazioni in famiglia. Alla fine, la pigrizia mi ha fatto optare per San Donnino, ovviamente per il percorso più lungo dove compariva, seppur tra parentesi, la parola magica “trail”. Non conoscendo in zona percorsi trail, diciamo così, hard, immaginavo che ci avrebbero fatto percorrere una parte del tracciato del vecchio Campaz dei 28 km, fino al ponte S. Ambrogio (quello che la vecchia gestione del San Donnino sublimava con le foto di Gianni Morandi, fatto oggetto di una ‘unzione’ ai limiti della decenza; infatti non è più tornato). Invece oggi, saliti sull’argine dopo circa 5 km della solita stradina diurna e notturna in comune con San Damaso, siamo semplicemente tornati indietro percorrendo la stradina dell’argine stesso, e a quanto pare percorrendo solo 700 metri in più rispetto al “molto veloce” asfalto della San Donnino Ten (e dagli coi nomi inglesi, Christmas Run ecc.: chissà se vengono più londinesi qua che alla maratona di Carpi, o se il dialettale Campaz fa calare le iscrizioni, o se l’inglese sarà la nostra Funeral Home). Parafrasando Primo Levi: “Voi che andate sicuri / alla LUT e all’Abbots way / o almeno a San Michele Tiorre / o a Casola Valsenio / per fare un po’ di fatica / e trovare dopo l’arrivo / un cibo caldo e vini amici / considerate se questo di San Donnino è un trail / dove non c’è un metro di fango / e venti metri in tutto di sterrato…”. A questo punto, diventano molto più ‘trail’ le camminate dell’Unità a Roteglia o San Martino in Rio, dove un km di sterrato ce lo fanno ben fare… Chissà: forse sarà stata proprio la paura del fango a far eliminare il tratto di golena (se davvero era prevista; ma nessuna parola dell’avviso ultimo di Carpenito su questo sito, o delle barocche circonlocuzioni di Brighenti sulla linea di partenza, ci aveva lasciato sospettare a che tipo di ‘trail’ andavamo incontro – o forse ero distratto, ma con me tutti gli altri, che durante la corsa chiedevano continuamente dov’era lo sterrato); ma, a parte che a Modena non piove da parecchio, come si fa a programmare un trail a fine dicembre sperando che il greto di un fiume sia secco? O forse sarà stata la giusta paura delle reprimende di Francesco Montanari, che non vuole sia nominato il nome di trail invano (anche se le ultime visite in casa Uisp pare l’abbiamo ammansito; ma si riconosce la sua mano nella valorizzazione dei dislivelli per le classifiche finali). Detto ciò, di tutto il resto si può dire solo bene: la perfetta organizzazione dei parcheggi (e della custodia, almeno di quello sulla Gherbella: ah ecco, lì sì che per parcheggiare e uscire dall’auto abbiamo fatto un po’ di trail…), l’originale idea del cappellino come pettorale e premio (e non capisco proprio perché un 20% dei podisti non l’abbiamo messo… sarà mica che non avevano pagato l’iscrizione?? In alcuni casi posso però garantire che il cappellino l’avevano, ma infilato sotto la maglietta o i pantaloncini), i ristori ben forniti di un tè saporito, l’abbondanza di personale di servizio. La partecipazione alla non competitiva cosidetta trail mi è parsa abbondante, sebbene non straripante come poteva far immaginare la presenza dei reggiani; ma Italo era altrove (molto significativa la sua penultima foto), Giangi dalla parte opposta da dove mi ha mandato un whatsapp “”Stupendo corsa s Bokogna” (sic); e c’era comunque una buona concorrenza, anche in sede competitiva, appunto nel bolognese oltre che in Romagna. Noi ci accontentiamo, e – a parte la competitiva, di cui non so niente e per la quale non mancheranno certo i cantori – una volta eliminati i piccoli inganni terminologici (su cui sorvola astutamente anche il tempestivo epinicio di Carpenito apparso adesso) vorrei che ce ne fossero, a Modena, di corse invernali come questo Campaz.Fabio Marri |