Cronache e Notizie

5° Ultrabericus Trail: Vicenza batte Modena 10 a 1 ?

martedì 17 marzo 2015

C’ero già stato l’anno scorso, spinto sia dal resoconto entusiastico di Micio Cenci sia dal ricordo di un certo confronto Modena-Vicenza di trenta e più anni fa, al festival provinciale o nazionale del Partitone nel vecchio autodromo; se ci sono tornato quest’anno, è segno che la gara mi era piaciuta (come diceva Micio, diamole 9,9 anziché 10 e lode, se no si sdraiano sugli allori). Chi vuole può andarsi a vedere il resoconto del 2014, che confermo tutto, aggiungendo che in questa occasione, la sede di partenza e arrivo dell’Ultrabericus – la piazza dei Signori con la Basilica Palladiana – è arricchita da una mostra di pittura sensazionale, di quelle che a Modena non vedremo mai perché qui offrono al massimo le corazzate Potiomkin dei fotografi cileni, mentre a Vicenza ci sono Caravaggio, Giorgione, Tiziano, Guercino, Van Gogh, Monet, Gauguin e chi più ne ha più ne metta.
L’unico ‘revisionismo’ da applicare al racconto dell’anno scorso riguarda le docce, stavolta non fredde (alle 9 di sera) ma tiepidine (diciamo nello stile trail), comunque più che sufficienti per andarci sotto e lavarsi pure i capelli. Non c’è stato insomma bisogno di fare il bagno nell’adiacente piscina con la sua acqua bella calda come nel 2014, e dopo la doccia sono andato direttamente al grandioso pasta party, sito nello stesso Patronato Leone XIII (non Leone XII come aveva scritto il miserello addetto stampa vicentino) che funge da centro maratona, a circa 300 metri sia dal parcheggio sia dalla piazza dei Signori.
Prevista e suggestiva, invece, l’inversione del percorso, ad anni alterni: quest’anno si va in senso antiorario, cioè dopo la salita a Monte Berico si scende per un sentiero boscoso molto gradevole (come era invece risultato faticoso nel 2014, data la stanchezza), si oltrepassa l’autostrada all’uscita delle gallerie, nella zona del canile comunale che certo avrà ispirato buoni pensieri a Micio, e poi avanti per la prima salita ‘seria’ in single-track al km 12, e ancora per ascensioni e relative discese di un centinaio di metri l’una, fino alla cosiddetta metà (in realtà km 35,5 o quasi 36) dove avviene il cambio delle staffette, e Micio (onore al merito) arriva con 35 minuti di vantaggio su me, che a mia volta ne ho 10 sull’Ermanna Boilini, affettuosamente seguita e fotografata in più punti da Graziano.
Manca purtroppo il passaggio per uno dei tratti più belli, il paesino di Calto in comune di Pozzolo, verso il km 25 (dopo il secondo ristoro); l’impressione è che al suo posto si faccia una circonvallazione che alla fine allunga il percorso totale a circa 65,6 – 66 km. Rimane il pezzo, stupendo ma durissimo (128 metri verticali nel solo km 36, altri 101 al km 39), delle cenge e grotte intorno alla zona di cambio; rimangono altri meravigliosi tratti erbosi o boscosi tra la fioritura abbondante delle primule, il profumo dell’aglio selvatico, gli appezzamenti ad ulivi. In un punto, verso il km 45 nella conca del lago di Fimon, quasi al tramonto, un contadino sta spargendo cenere sul suo orto, con un mestolone come usavano una volta per vendere la pasta sfusa: attorno a lui, tre gatti passeggiano pigramente, un cane sta accovacciato, mentre un galletto prova la voce a gara coi colleghi delle fattorie dintorno. Nessuna meraviglia se una furtiva lacrima spunta persino dagli occhi del supertrailer incallito: con una frase fatta, questa scena vale la spesa (oltretutto molto economica: 38 euro per iscrizione entro il 31 dicembre, 48 dopo).
Ristori meravigliosi, ogni 10 km (sempre per dare 9,9 e non 10, dirò che avrei volentieri visto più spesso del tè caldo), per variare la dieta mi induco persino a gustare i cetrioli sottaceto; ma anche la scena di vedere affettare lo speck con una vecchia macchinetta a manovella fa parte dello spettacolo. Più rigorosa quest’anno la mancata fornitura, in chiave ecologica, di bicchieri a perdere.
Confermato tutto il resto di buono: segnalazioni ultraperfette (si impartiscono lezioni a certi organizzatori), illuminazione addirittura abbagliante dei tratti tra i km 55 e 60 che, dopo le 7 di sera, potevano dare un minimo di pericolo, e abbondavano anche di addetti (“me racomando, tàchete a la corda che de soto ghe xè el vuoto!”, per un paio di scalini alti al massimo un metro!). Grande presenza di modenesi e confinanti, tra cui la squadra quasi al completo di Mud & Snow: superbo Olivier Samain con barba romantica, che chiude sotto le 8 ore, cioè poco dietro i supercampioni alla Marazzi (7.29). E lasciamo pure che la prima donna, la celebre Boifava, abbia “sgasato lungo tutti i 65 km di gara”, come scrive l’addetto stampa ufficiale (almeno ne trovassero uno che ha fatto il liceo…: perché non chiedere alla Teida? sicuramente scriverebbe meglio): sinceramente, correre avendo davanti una donna che “sgasa” non deve essere la sensazione migliore.
Tra il 702° posto e il 715° stanno ben quattro modenesi, inclusi i biondi codini di Francesca Braidi un po’ attardata dalla crisi del partner; 900 i classificati, su 1004 partiti (ennesimo record) più 85 coppie Lui e Lei: Micio all’ultimo istante aveva fatto coppia con Annarosa Mongera, autrice di un prodigioso 22° piazzamento in 3h 35 sui 30 km finali. Ermanna Boilini mi raggiunge alla fine della scalinata in discesa di Monte Berico, e in due innestiamo – non dirò la quinta, ma almeno la terza veloce – raccogliendo un discreto numero di colleghi fino al ponte conclusivo, da fare col cuore a 178.
Come ultima gioia personale, mi resta l’abbraccio con lo zio Enzo, solido ceppo di Rovereto Secchia (91 anni, primo di dieci fratelli), a Vicenza da più di mezzo secolo, e che ha recentemente pubblicato un libro con le sue esperienze e una serie di pregevoli acquerelli sulla vita e la morte nei lager dei militari italiani prigionieri dell’ultima guerra. Vicenza è questo, e tanto altro; confermo il 10-1 nei confronti di Modena, sperando solo che non sia il risultato del Modena-Vicenza calcistico di sabato prossimo.

Fabio Marri

 
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