Cronache e Notizie

Cosa ne pensa un giornalista di calcio della Maratona di Roma.

martedì 24 marzo 2015

Il sito Dagospia ha ospitato un articolo di tale Giampiero Mughini, a me sinora sconosciuto, che mi dicono essere "scrittore, opinionista, giornalista e attore italiano. È noto (insomma... a chi ama il calcio, forse. a me no) sin dagli anni novanta, lanciato da Maurizio Mosca nel suo "sublime" programma L'appello del Martedì.". Lascio a voi la lettura dell'articolo ed i commenti, se magari li volete postare in bacheca.. ma mi raccomando: non usate i termini di questo "scrittore": dev'essere solo lui a parlare di "imbecilli", "coglioni", "mignotte", "canaglie"...noi corriamo a piedi, non siamo scrittori d tale livello!

Caro Dago, ma è immaginabile che cittadini italiani a centinaia di migliaia - e che altra colpa non hanno che di vivere a Roma - siano costretti a passare la mattina di una domenica di marzo recintati e impediti di andare da un quartiere all’altro della loro città, né più né meno dei palestinesi che vivono intorno agli insediamenti israeliani nella West Bank?
Ma è immaginabile che chi regge le sorti della città di Roma arrivi all’imbecillità e alla demagogia di voler trasformare per un giorno in parco giochi una città dove non c’è un centimetro quadro per spostare uno spillo?
Ma è immaginabile una città spaccata in due, le due metà impenetrabili l’una all’altra, dalla farsa di far trotterellare in pantaloncini corti e cappellino qualche giovanotto e qualche italiano stagionato che non vuole arrendersi, e la chiamano “maratona di Roma” a scimmiottatura di quella di New York?
Per uno come me che stamattina era uscito non per andare a mignotte per guadagnare qualche euro di che pagare le bollette, è stato un inferno. Niente bus, ci mancherebbe altro, e questo a rendere onore agli sgangherati corridori della domenica. Niente bus per chi deve andare a visitare un parente malato o comprare di cui ha urgente bisogno. Sbarramenti e vigili a tutto spiano a impedire di andare e vivere, quel che si fa ogni giorno in una grande città.
Una grande città che a differenza di New York non ha una grande rete di trasporti underground: per cui o ti muovi in superficie o muori. La città spaccata in due, l’ho detto. Già un’altra domenica (di quando avevo dieci anni in meno) per andare a prendere un treno a Termini dal quartiere di Monteverde dove abito non c’erano né taxi Né bus. Mi sono portato la valigia a mano, e ci sono andato a piedi. Io sì che correvo per arrivare in tempo a Termini. Canaglie.
E pensare che montavo su quel treno non per andare a far visita a una escort, e bensì per fare un lavoro il cui guadagno avrei diviso a metà con lo Stato e con i suoi professionisti in fatto di demagogia e pagliacciate.
Volete fare trotterellare i corridori della domenica? Benissimo, fategli fare trenta volte su e giù le collinette della bellissima villa Pamphili. Oppure mandateli allo sprofondo, dove non avranno di che paralizzare la città. Oppure fategli fare non so quante volte il giro di un qualche cortile e mentre le telecamere li riprendono, in modo che il parco giochi sia soltanto virtuale. Che è poi quello che conta ai fini dell’immagine di una amministrazione attenta ai parchi gioco. Fate pure, purché non rompiate quei nostri coglioni oltretutto divenuti ipersensibili. Ecco, questo è il punto: a voi che reggete Roma (e l’Italia), io non chiedo nulla di nulla di nulla. Solo di non rompermi i coglioni.
GIAMPIERO MUGHINI (che poi è quello della foto di fianco...con una faccia così ha un bel coraggio a parlare di imbecilli)

Mac

 
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